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Note di management n° 2
La distruzione creativa
J. Schumpeter, padre nobile dell'economia americana e premio Nobel, descrive
il processo capitalistico come "un processo di trasformazione organica
dell'industria, che rivoluziona dall'interno le strutture economiche,
distruggendo senza tregua e creando senza tregua la nuova" (
Capitalism, Socialism and Democracy - 1942} .
Sono passati 60 anni, e questo concetto richiama uno dei precetti della New
Economy: la distruzione
creativa, intesa come sovversione del pensiero
convenzionale.
Il mercato di oggi, e ancor più quello di domani, e ancor più quello della
piccola impresa, richiedono all'imprenditore capacità di gestire il presente
progettando il futuro non solo attraverso processi di estrapolazione e
proiezione, ma anche creando discontinuità (quantum leap) .
Distruzione creativa è quindi superamento di una convenzione, di un
comportamento che tutti condividono, è creazione di un pensiero innovativo
prima ancora di creare l'innovazione.
Quanto ciò sia difficile e arduo lo dimostrano alcune opinioni espresse da
personaggi celebri:
-
Harry M. Warner, fondatore della
Warner Bros., a proposito di cinema nel
1927: "Il muto non morirà: chi diavolo vorrebbe sentir parlare gli attori!"
-
Kenneth Olsen, presidente della
Digital Equipment, a proposito di computer
nel 1977: "Non c'è nessuna ragione per cui una persona debba avere un
computer in casa"
-
Darryl Zanuck, boss della 20th Century Fox
a proposito di televisione nel
1946: "In sei mesi la gente si stancherà di stare davanti ad una scatola di
compensato tutte le sere"
Bene fa l'imprenditore a cercare prospettive differenti di osservazione del
suo microcosmo ed elaborare visioni che inducono discontinuità.
Tutto ciò nella consapevolezza dei dati di azienda, quindi avendo risolto i
problemi, tuttora troppo frequenti, derivanti dalla assenza di adeguati
strumenti di controllo di gestione.
Roma, Marzo 2001
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